
Foto: Marcho Gronge
«Che ha…?»
«Non so… io non lo capisco. Secondo te?»
«Non so che pensare. Mi sta mettendo in difficoltà stasera.» Franco appoggiò il mestolo sul piano cottura.
«L’ultima cosa che potevo pensare di lui, veramente.» Mirella si mise a sedere contro il bordo del tavolino, dietro di lei due coperchi, il frullatore, un cumulo di padelle. Divaricava i piedi e li stava a guardare, era un’ex ballerina di danza classica.
«Il telefono! Ti giuro, ora torniamo di là e gli chiedo dove ha nascosto le telecamere!»
«Dai, non esageriamo. Cerchiamo di non rovinare la serata.»
In sala da pranzo, Mario stava conducendo una discussione alquanto animata in cui era coinvolta l’altra coppia di invitati, che erano Paola e suo marito, Francesco. Stava dicendo questo: «…e poi organizzano un tour guidato con escursione nel deserto e cena sotto le stelle, che è il top dell’esperienza da fare in Egitto.» Franco rivolse a Mirella un’occhiata perplessa.
«Sì? E quanto lo fanno pagare tutto questo?» si inserì Mirella con tono velatamente ironico, dopo aver ricambiato lo sguardo.
«Dipende» rispose subito Mario, con aria esperta. «Dipende dalla compagnia naturalmente. Ci sono quelle che lo mettono a pacchetto, oppure se le organizzi da solo, ma sempre da casa, è ovvio che…» e fece un gesto con la mano, che andava in basso.
«Ti ricordi quella volta che hai dormito nella foresta?» se ne uscì Paola spontaneamente, senza alcuna malizia, nessuna provocazione dietro.
«…con gli alci che sono spuntati tra gli alberi, e…» lo incalzò a sua volta Francesco, con pari intenzioni.
«…sì, gli alci, come no. Non la smetterete mai con questa storia, vero? Ero in Germania!» si lamentò Mario, ma senza porci troppa attenzione. «Tiè» e con un gomito invitò ad avvicinarsi Franco, il quale non poté fare a meno che allontanare il cestino del pane e accostarsi all’amico. «Tu le hai mai viste così le stelle?»
«Con quella faccenda delle presentazioni, invece?»
«Quando torno dall’Egitto, forse… e comunque, anche con le sistemazioni non siamo messi poi tanto male. Qui per esempio per la seconda notte abbiamo una piccola Spa giusto all’interno della struttura, roba da non credersi…» sollevò la schiena per mostrare a tutti lo schermo del telefono.
La situazione si faceva ambigua. Perché Mario non era nuovo al sarcasmo, e spesso bisognava conoscerlo, saperne le convinzioni e stare sul pezzo per non rischiare di prenderlo troppo sul serio e caderci con tutte le scarpe. A volte saltava a piè pari due-tre piani logici del discorso, e non era facile stargli dietro. Specie in fatto di umorismo, la pessima figura, con lui, era davvero dietro l’angolo. Forse si trattava di una prova. Un tantino lunga nel complesso, e capace di rivelarsi perfino irritante se, come sembrava, stava riservando agli amici qualcosa di assai simile a un esame.
«Con le serie? Ti stai ingozzando di qualcosa ultimamente?» era uno schianto Mirella, bisognava ammetterlo, quell’ironia pungente e mai offensiva che era in grado di riportare tutti coi piedi a terra, una vitalità estranea al mondo reale la sua, le mancavano solo le ginocchiere coi pattini a rotelle perché in quanto a sorriso, fuseaux e riccioloni cotonati c’era proprio tutto del telefilm americano. E intanto si era rimessa seduta accavallando vistosamente le gambe, aveva appuntato le ginocchia contro il tavolo e guardava fisso Mario e non smetteva di sorridergli. Era ostinata.
«Serie?» bofonchiò Mario, distrattamente. Era tornato a scorrere in solitaria sullo schermo del telefono. «Ecco, ci sono le più popolari serie egiziane… e questa sembra anche molto apprezzata, magari prima di partire gli do un’occhiata, tanto per capire di più, per immergermi…»
Ci fu un momento di silenzio molto grave, in cui tutti i presenti stettero a guardarlo, immobili sulle sedie, perché era ovvio che da un momento all’altro Mario sarebbe esploso in piedi gridando: “Stronzate! Vi sto prendendo per il culo, polli! Andateci voi in Egitto col vostro telefono cacciato ben bene su per il culo mentre spara le ultimissime dal fronte di guerra! Ci siete cascati come salami, cocozze!” E infatti nel silenzio Mario si alzò in piedi, forse appena più lentamente di quanto era lecito aspettarsi. «Vi spiace se faccio una chiamatina con WhatsApp e mi allontano un attimo? C’è questa tipa che ho conosciuto sui social, non ci siamo ancora sentiti al telefono ma parliamo già da un po’, ci scambiamo like cuoricini e roba varia, ma vorrei che la prima volta tra noi fosse un po’ più…» ma non finì la frase, accennò con una mano alla combriccola, poi fissò uno ad uno i commensali i quali restarono zitti e ai loro posti. Lo sgomento cresceva. Forse, Mario avrebbe voluto aggiungere: “E poi, magari più tardi mi spiegherete anche il perché di quegli sguardi”, ma nella pratica, senza attendere risposta, si voltò e imboccò il corridoio che portava in terrazzo.
I quattro ripresero a mangiare, senza alzare le facce dai piatti. Finché Paola ruppe il ghiaccio e disse: «Com’è tenero il carpaccio! Ottimo condimento Mirella, complimenti… posso chiederti dove l’hai preso?»
Mirella ci mise qualche secondo per realizzare che era stata chiamata in causa. Poi si riscosse, alzò la testa e disse, atona: «C’è quel negozio dietro la piazza, superati i portici, ormai è da qualche tempo che…»
«Cazzo ha Mario oggi? Ci sta attirando in trappola, o cosa? Io se continua così il carpaccio lo rimetto nel water stanotte, mica scherzo, questa tensione è insopportabile» e così dicendo Francesco spinse lontano il piatto da cui aveva appena iniziato a mangiare.
«Francesco ha ragione, questo qui stasera mi manda ai pazzi.»
«Forza ragazzi, non vi agitate, lasciate perdere» fece Paola in tono conciliante, guardando con intenzione Mirella. «A Mario piace giocare, lo sapete com’è fatto, a volte fa il burlone…»
Mirella si rabbuiava. Di nuovo in piedi, si era rivolta al mobile della sala da pranzo e si era accesa una sigaretta. «Secondo me è cambiato. Mario ha flippato belli miei, dite addio al vecchio e rigido cacacazzi a cui avevamo imparato a voler bene»
«No non è possibile, noi ci conosciamo da ragazzi, siamo stati in vacanza insieme, è assolutamente impossibile che sia cambiato così tanto…»
«…il partito, i concerti, l’occupazione, perfino il tentativo con i saggi politici, adesso vedrete che quando rientra in casa si sarà inventato una delle sue, scopre il bluff e…»
Proprio in quel momento arrivò la voce di Mario. Eccolo, avranno pensato gli ospiti, adesso si smaschera: tutti zitti, silenzio assoluto. Con un piede già in casa si era annunciato, e poi aveva gridato qualcosa che si era perso nel corridoio, si sentivano solo i suoi passi ora, sempre più svelti. Ma era questione di momenti. Poi saranno le solite esternazioni esagerate, coglione di qua coglione di là stavolta ci hai fatto passare un brutto quarto d’ora, e si riprenderà la serata, si mangerà bene e si digerirà meglio, ancora qualche risata e poi a nanna, domani ci si sveglia presto. Perché quel grido lontano poteva già essere stato un abbozzo di confessione.
«Guardate qua, solo per maschietti naturalmente! Che ne dici, eh France’?» Mario ripiombò in sala fin troppo entusiasta, con lo smartphone sguainato in un palmo e presumibilmente focalizzato su alcune foto di quella persona con la quale era appena stato al telefono.
Francesco rimase impassibile davanti allo schermo illuminato del telefono. Mario era un bel guascone in termini di donne, e non poteva far strano un’uscita del genere, eppure era il contesto in cui andava a inserirsi a stonare, loro che si aspettavano un ribaltamento della vicenda.
«Non ti scaldare troppo eh, mi raccomando…» ma nessuno sembrò afferrare la battuta e divertirsi.
Mirella finì nervosamente la sigaretta, e poi prese a sparecchiare la tavola. Paola fece finta di rispondere anche lei a un paio di messaggi, mostrandosi molto impegnata. Franco e Francesco si guardarono, mentre Mario faceva il giro del tavolo e riprendeva il suo posto.
«Ho attivato una sponsorizzazione, praticamente tu paghi una sorta di abbonamento ma in realtà consenti alle pubblicità di apparire quando gli altri cercano il tuo profilo, e ben venga, perché grazie a questa mossa cos’è successo, che io e questa tipa stiamo già insieme e abbiamo progettato di andarcene qualche giorno in Egitto che poi era il tour di cui vi parlavo, ma avevo taciuto i particolari, per farvi la sorpresa… e la sorpresa è questa: mi fidanzo in Egitto! Dite la verità, era per questo che finora vi ho visto un po’ giù di corda, un po’ tesi, si sentiva tanto che avevo in serbo qualcosa?»
Forse Franco avrebbe fatto meglio a non mettersi a bere del vino proprio mentre Mario era in procinto di pronunciare con tanta enfasi quella parola, sorpresa: per poco il liquido non gli era schizzato fuori dalle labbra, e di lì dal naso. Francesco si era limitato a voltare la testa dall’altra parte, e forse tra sé e sé era arrivato appena a mugugnare un improperio generico, mimando tuttavia anche il gesto di chi, con la coda dell’occhio, si sia accorto che il dirimpettaio stia per sputargli in faccia l’equivalente di mezzo calice di vino rosso. Paola continuava a far finta di essere impegnata, mal celava giusto un sorrisino di disagio, a breve avrebbe avuto bisogno di andare in bagno o quantomeno di dichiararne l’intenzione per poi fermarsi e preferire il corridoio, quanto bastava insomma per starsene sola e sottrarsi alla situazione. Mirella, la bella e ridente Mirella carica di energia positiva, stava usando pochissima premura nel cavo del lavello, per cui tutto quel clangore lasciava presagire che molto presto qualcuno avrebbe dovuto recarsi di là per accertarsi dell’accaduto, e magari darle anche una mano con scopa e paletta.
«E che diavolo! Addirittura rischiare di strozzarsi, fratello! Mi avete sentito parlare di alci no? di notti passate in case abbandonate, e adesso… che combina in cucina Mirella?»
Mirella ricomparve sulla porta della sala da pranzo. «Allora, tu lo prendi il caffè?» fece rivolgendosi a Mario. Aveva il tono perentorio, era stanca e seccata.
«Be’ sì, io lo prendo grazie» rispose Mario e si guardò intorno, ma gli altri non risposero. «Per i ragazzi?»
«Col cazzo che prendo il caffè a quest’ora» fu il commento feroce di Francesco, che era ancora voltato verso la finestra, e intanto si tormentava le mani.
«Dovresti avere più riguardo per Mirella» intervenne subito Franco, e lo guardò accigliato, dall’altra parte del tavolo.
«Riguardo, certo, dovrei avere del riguardo. Cos’è, abbiamo due pazzi a tavola stasera? Concentrati piuttosto sul servizio, calici e piatti, su quanto ti costeranno. E smettila di guardarmi come se il problema sia il sottoscritto…»
Paola aveva alzato gli occhi dal telefono, aveva l’aria molto preoccupata. Posò una mano sulla spalla del marito. «Leva ‘sta mano» le ringhiò Francesco, «basta pietismi»
«Pietismi: hai fatto scopa, bravo. Sei tu il terzo pazzo, o sbaglio?» si azzardò a rispondere Franco, ed era evidente che non scherzava.
Al che Francesco scattò in piedi e gli scagliò contro il bicchiere colmo d’acqua. Franco aveva la camicia bagnata fino al mento, ma per fortuna il bicchiere era andato a infrangersi contro il muro dietro.
Mario era sbalordito. Da dove veniva tutta quella tensione, se finora la cena si era svolta pacificamente? Forse era accaduto qualcosa di grosso mentre era stato al telefono in terrazzo, non c’era altra spiegazione. Si sporse precipitosamente sul tavolo e abbrancò il braccio di Franco, che brandiva il collo di una bottiglia e avrebbe rischiato, in un impeto, di causare effetti più gravi.
Ore dopo, nel cuore della notte, la situazione era rientrata nella norma. Sotto una luce rossastra comprata apposta per favorire il sonno, gli amici si erano raggruppati di nuovo, seppure stavolta nel disimpegno che serviva le camere da letto, una stanzina autonoma senza finestre e con abbastanza spazio sul pavimento, tra due poltroncine e un armadio, per starci seduti tutti e cinque a gambe incrociate. Mirella si accese una canna, diede appena due boccate e la passò a Franco. Franco fece lo stesso e la offrì a Francesco. Poi fu la volta di Paola, e per ultimo toccò a Mario.
«…e questa è Petra. Mentre qui ci sono le mongolfiere» disse quest’ultimo con voce prudente. «Comunque, ora che è tutto finito, mi volete spiegare cos’è successo?»